NOTE CRITICHE di Giovanni Vitali

La tempesta di William Shakespeare, e fin qui nulla di nuovo.
La tempesta di William Shakespeare con le musiche di Henry Purcell è invece una bella novità, almeno per l'Italia.

Precisiamo: musiche in realtà attribuite al grande compositore inglese (vissuto tra il 1659 ed il 1695) e probabilmente scritte dal meno noto John Welden, ad eccezione dell'aria di Miranda "Dear pretty youth" effettivamente di mano di Purcell.
Brani comunque di grande suggestione e che meritano di essere conosciuti nel contesto in cui essi furono concepiti.
Il loro inserimento all'interno del capolavoro shakespeariano risale al 1690, epoca in cui il testo divenne molto popolare grazie alle rielaborazioni firmate prima da John Dryden (1667), poi da Thomas Shadwell (1674).
Welden compose songs ed airs per i personaggi di Ariele e Miranda, alcune danze e due cosiddetti "masque", momenti in cui l'azione teatrale veniva interrotta per lasciare spazio totalmente alla musica.

Nel primo "masque" della Tempesta, brevissimo, compaiono degli spiriti infernali; il secondo, piu esteso e destinato a concludere la rappresentazione, vede protagonisti Anfitrite e Nettuno. Tra i brani di maggiore ispirazione, oltre alla citata "Dear pretty youth", la bellissima air di Anfitrite "Halcyon days" con oboe concertante ed il duetto e il coro finali "No stars again".

Per quanto riguarda l'edizione, insieme a Johanna Knauf ed a Riccardo Massai, abbiamo adottato gli stessi criteri usati anni addietro per la realizzazione, nel Cortile di Palazzo Pitti, del King Arthur di Purcell ed ispirati ad un principio filologico di massima libertà e fantasia, pur nel rispetto dello stile e della prassi esecutiva dell'epoca.
Le musiche sono state selezionate (dei sedici numeri originali ne vengono eseguiti tredici) e ridistribuite all'interno del testo - anch'esso adattato - in base alle esigenze drammaturgiche.
L'Ouverture in sol minore è di Purcell ma non venne composta specificatamente per La Tempesta; una danza inserita nella prima parte è tratta dal Dido and Aeneas, il massimo capolavoro teatrale del musicista inglese.

Facendoci forti dei precedenti del Fairy Queen allestito da Luca Ronconi nel Giardino di Boboli e del nostro King Arthur, il testo di Shakespeare viene recitato in italiano, le parti musicali sono invece cantate nella lingua originale inglese.


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